L’INFINITO VIAGGIARE di Claudio Magris
L’infinito viaggiare (Mondadori, pp. 243, € 8,80) è il frammentato insieme di racconti, impressioni e scorci di mondo raccolti dall’autore tra il 1984 al 2004. Più che racconti sono riflessioni di personali momenti di viaggio, esperienze non scritte in presa diretta, ma rielaborate nella tranquillità di casa. La peculiarità del libro è di poter leggere “col senno di poi” parole e impressioni immerse nel momento, come la cronaca dei sentimenti popolari dei “non berlinesi” a un anno di distanza dalla caduta del muro di Berlino.
Offre ottimi spunti di indagine su quelle minoranza italiane che tendiamo a trascurare (di cici e sorbi ammetto di aver ignorato l’esistenza fino ad oggi), interessanti e curiosi i racconti dai freddi paesi del nord Europa, e dalle paradossali realtà cinesi e vietnamite. Nonostante le buone premesse il libro è faticoso, il linguaggio forbito e non scorrevole: in ogni pagina esce il professore in cattedra che è in lui, che purtroppo non riesce a coinvolgere il lettore.
La delusione sta nell’aspettarsi un libro di viaggio, che “l’infinito viaggiare”, non è. Il lettore cerca nelle pagine sentimenti, colori dei paesaggi, il calore delle persone dei luoghi visitati, invece si ritrova solo a chiedersi il suo livello di ignoranza di fronte a citazioni dotte e ricercate. Una visita alla casa di Dostoevskij si trasforma in un dibattito letterario, un viaggio in Iran l’occasione per mettere a confronto civiltà orientale e occidentale. La sensazione che ho percepito è il suo non volersi immergere nei luoghi che visita, il restare turista distaccato, come se cercasse solo spunti per poi documentarsi sui libri. Consigliato agli appassionati di storia, sconsigliato a chi ama viaggiare anche attraverso le pagine di un libro.
Recensione di Paola Annoni
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