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LONGITUDINE di Dava Sobel

Gianni Mezzadri 1 settembre, 2011     No Comment    

”Il tempo sta all'orologio come l'intelligenza sta al cervello. L'orologio, grande o piccolo che sia, grossa pendola o delicato gingillo, in qualche modo contiene il tempo. Tuttavia il tempo si rifiuta di essere imbottigliato come il genio della fiaba che viene ficcato dentro alla lampada… … poiché il tempo ha il suo ritmo, come il battito del cuore o il ciclo della marea, gli strumenti per misurarlo non lo trattengono, almassimo stanno al passo, se ci riescono.” “…il parallelo di latitudine di grado Ø è fissato dalle leggi di natura… …il meridiano della longitudine Ø è mutevole come le sabbie del tempo… [rendendo]…la determinazione della longitudine, specialmente in alto mare, un problema che ha sfidato le migliori menti del mondo per la maggior parte della storia umana.” “In assenza di un metodo pratico per determinare la longitudine, tutti i capitani dell'era delle grandi esplorazioni, che pure potevano disporre di carte nautiche e di bussole attendibili, si persero in mare. Da Vasco de Gama a Vasco Nuñez de Balboa, da Ferdinando Magellano a Sir Francis Drake, tutti, volenti o nolenti, arrivarono dove arrivarono per grazia di Dio o benevolenza della fortuna”. 

– D. Sobel –
 
Tutta una questione di tempo. Ma tutt'altro che semplice. La storia che viene raccontata in questo piccolo pamphlet è l'avventura tecnica e umana che si dipana attorno ad un'esigenza pratica, il calcolo della longitudine, e un premio messo in palio dal Parlamento inglese nel 1714. Latitudine e longitudine sono due concetti abbastanza elementari che per molta gente appartengono al nozionismo scolastico legato all'insegnamento della geografia… e spesso vengono confusi l'uno con l'altro (longitudine?? … latitudine!!). Ma giungere alla definizione di un metodo matematico che consentisse di calcolare con esattezza la longitudine è stato un rebus che è durato centinaia di anni, un vero rompicapo scientifico. Nel 1700, il concetto di calcolo della longitudine era sinonimo di impresa impossibile, al pari del farmaco universale o del metodo di trasformare in oro i metalli meno nobili. I calcolo della Longitudine era inoltre una spina nel fianco della marineria che, tra stime sbagliate e approdi fortunosi, ha lasciato in mare migliaia di vite (e innumerevoli ricchezze). Dopo l'ennesimo naufragio di una flotta di navi della marina militare sugli scogli delle isole Scilly che costò alla marina britannica duemila vittime, nel 1714, il Parlamento inglese bandì il Longitude Act, un atto che metteva in palio 20.000 sterline (circa 10 milioni di euro attuali) per chi avesse inventato un metodo utile e praticabile per il calcolo della longitudine. Il bando stabiliva un premio progressivamente crescente da 10.000 a 20.000 sterline a chi avesse elaborato un metodo per il calcolo della longitudine con uno scarto compreso tra un grado (10.000 sterline) e mezzo grado (20.000 sterline). Considerando che un grado di longitudine sull'equatore significa uno scarto di 60 miglia nautiche (poco più di 110 km terrestri) il margine di errore concesso al calcolo della longitudine era notevole. Ciò la dice lunga sul livello di “smarrimento di un'intera nazione per il deplorevole stato della sua navigazione”.
Prima della scoperta di tale metodo, al fine di evitare di perdersi per mare (e di cadere vittima dello scorbuto), i bastimenti e i convogli marini navigavano tutti sulle stesse tratte, conosciute da tutti i naviganti. Per questo, tali rotte erano molto affollate e poco sicure in quanto tutti potevano essere preda di tutti: i mercantili venivano predati dalle navi militari di paesi stranieri, le navi militari contro pirati e capitani di ventura. Un calcolo efficace della longitudine avrebbe consentito quindi di navigare con affidabilità e precisione in settori marini meno battuti e quindi più sicuri, con grande soddisfazione economica delle compagnie armatrici. Fu un perfetto sconosciuto, figlio della provincia inglese, a trovare la chiave per risolvere il rebus: John Harrison, falegname e artigiano autodidatta che senza alcuna conoscenza specifica in materia approdò alla costruzione di una serie di orologi marini molto precisi, orologi che non temevano le oscillazioni ed il rollio subiti durante la navigazione, come neppure l'umidità e gli sbalzi di temperatura, consentendo un'affidabilità in mare straordinaria per quegli anni. Tuttavia l'establishment scientifico dell'epoca, impersonato dal reverendo Nevil Maskelyne (astronomo reale e l'antieroe di questa storia), non poteva accettare che un problema così articolato, che aveva impegnato le migliori menti negli ultimi cento anni, da Galileo a Cassini, da Newton ad Halley, fosse banalmente risolto dalle mani di un semplice artigiano figlio di nessuno. Pertanto la commissione che doveva decidere sulla bontà dell'invenzione dell'artigiano, pur di fronte all'evidenza pratica dell'efficacia del metodo di Harrison, non consentì subito di attribuire al metodo dell'orologiaio il merito di aver risolto la questione della longitudine. Mentre lo stesso Harrison continuava a perfezionare le sue macchine, costruendo tutta una serie di orologi sempre più precisi e compatti, passarono quarantanni prima che la comunità scientifica riconoscesse ufficialmente la validità del metodo e delle invenzioni di Harrison. Ma solo 10.000 delle 20.000 sterline bandite dal Longitude Act, furono infine riconosciute e consegnate ad Harrison! 
 
Tra molle e ingranaggi, tra personaggi illustri e intrighi di palazzo, tra osservatori astronomici sperduti in isole lontane e spionaggi industriali, nel libro di Dava Sobel viene raccontata la storia affascinante di quest'uomo e del suo tempo (oltre a quello di tutti noi!). Consigliato! Un'imperdibile lettura di scienza e di mare. 
 
Recensione di Gianleo Di Seclì

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